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Scrivere zen è libertà

Scrivere zen è libertà. Oggi mi sento di scrivere qualche parola su questo argomento perchè la pratica stessa dello zen conduce alla libertà a nostra insaputa e , soprattutto, quando arriva il momento.

Nello scrittore zen la libertà si può manifestare in diversi modi.

Ad esempio, per me è libertà non scrivere articoli o post nei momenti in cui preferisco passeggiare o fare giardinaggio. Un tempo non era così, non ero libera. Mi illudevo che scrivere su un blog o sui social fosse un mezzo per farmi conoscere come scrittrice e, di conseguenza, vendere qualche libro. Spesso mi obbligavo a scrivere controvoglia, anche nei momenti in cui avrei preferito passeggiare o fare giardinaggio. Mi sembrava importante. Ma era un’illusione.

Lo scrittore zen, se è libero (e forse ha raggiunto la libertà dopo molta fatica), non ha alcuna intenzione di farsi schiavizzare da blog e da social per farsi conoscere: la libertà suprema è la libertà di essere invisibili. Si sparge qualche briciola in giro, certo, ma non di più. Nessuna imposizione. La vita è altrove (ed è una realtà, non soltanto un famoso titolo di Kundera …)

La libertà è una naturale conseguenza della pratica zen e si espande in ogni ambito della vita. Ci accorgiamo che inizia ad essere presente in noi quando smettiamo di pensare in grande e iniziamo a pensare in piccolo. Ed è “il piccolo” che ci gratifica, ci appaga e ci rende felici in ogni cellula del nostro essere.

Lo scrittore zen, dopo anni di meditazione e frugalità di pensiero, acquisisce a poco a poco meccanismi mentali semplici, essenziali, che gli impediscono di ragionare in termini di guadagno. Spesso diventa obsoleto per questa società. Si sente (ed è) – finalmente – al di fuori di un cerchio caotico e assurdo, in un’altra dimensione dell’esistenza. La sua vita precedente, quella dentro al cerchio caotico e assurdo, non gli appartiene più e non intende rientrarci.

Questo blog costituisce pertanto la manciata di briciole che a volte spargo in giro, e non ambisce ad essere altro. Ed è per questo motivo che può restare silenzioso per giorni, settimane o mesi. Oggi piove forte, non si può stare all’aperto a passeggiare o fare giardinaggio, ed è per questo che sono qui.

Scrivere zen per me è anche libertà di non fare presentazioni in librerie, festival e sedi di associazioni culturali quando esce un mio nuovo romanzo: non provo più il bisogno di mettermi in mostra, di apparire sulla scena, di farmi notare, di avere recensioni e commenti. Lo zen ha un altissimo potere di trasformazione.

Ogni giorno ringrazio lo zen per l’aiuto che mi ha dato a liberarmi dagli impegni letterari che – questo va precisato – possono assumere i connotati di una vera dipendenza. Quando, all’uscita di un mio nuovo libro, qualcuno mi chiede “lo hai già presentato?” e rispondo “no”, mi accorgo che la mia risposta lascia basiti: è una risposta che appare stranissima, del tutto impensabile. Come può uno scrittore non fare presentazioni? Allora fanno un altro tentativo e mi chiedono quando e dove sarà la prima presentazione, perchè sembra che sia obbligatorio farne: quando si pubblica un libro bisogna presentarlo, è la regola.

Quanto è diverso lo scrittore zen … lui/lei ragiona in piccolo.

L’importante è scrivere e cercare di scrivere qualcosa che, per noi stessi, abbia valore. Qualcosa che ci piace, di cui siamo soddisfatti. Qualcosa da spargere in giro. Questi semi sparsi hanno la possibilità di raggiungere le rare persone che stanno cercando/aspettando le nostre parole, le uniche persone che sapranno apprezzarle.

Per questo motivo è giusto scrivere bene, revisionare con attenzione, affinare lo stile, imparare dai grandi autori, offrire qualcosa di piacevole e, per quanto possibile, di qualità.

Sto revisionando in questi giorni un cozy crime che mi rende felice. Con il metodo zen tutto è possibile, anche scrivere un giallo pur non essendo giallisti. Anche questa è libertà: la libertà di non seguire schemi prestabiliti.

Vi anticipo il titolo: “Le luci accese di Chiaronto”. La protagonista è Gigliola Vermuller. Chiaronto è una piccolissima borgata della Valle Varaita. La trama si è sviluppata da sè, passo dopo passo, in modo naturale e a prescindere da me, che sono rimasta curiosa del suo evolversi sino alla fine. Scrivere zen è libertà di scrivere un romanzo senza “spremere le meningi”, senza progettare. Fa tutto la penna! Una penna all’antica …

Se la scrittura zen vi attira, e in particolare la libertà a cui essa conduce, il libro in cui ho condensato le principali lezioni che ho tenuto sino al 2023 a Genova è SCRIVERE ZEN E SATORI CREATIVO. Che possa giungere fra le mani di chi lo sta cercando e aspettando.

Se vi fa piacere, leggete anche questo articolo.

Che lo zen sia con voi.

Foto di TRƯƠNG QUÂN da Pixabay

Scrivere zen e romanzi

Scrivere zen e romanzi. Sembra qualcosa di incompatibile. La scrittura zen è immediata e “a sorpresa” per l’autore stesso, esce dalla penna nel “qui e ora” senza alcun ragionamento preliminare; la stesura di un romanzo richiede allo scrittore di seguire un filo logico ben preciso e di narrare una storia dall’inizio alla fine.

Quindi: come è possibile scrivere un romanzo in modalità zen?

Scrivere romanzi in modalità zen è qualcosa di totalmente diverso da ciò che istintivamente siamo portati a fare, cioè partire da un’idea e cercare di svilupparla in una trama, magari utilizzando un consolidato schema quinario che, dalla situazione iniziale, prevede un incidente che mette in moto la storia e, di seguito, un conflitto, una risoluzione e un finale.

Un tale modo di procedere non è zen.

Va inoltre detto che avere una buona idea da sviluppare non è così scontato e immediato. La buona idea può non esserci e allora non si inizia alcun romanzo. Stiamo parlando ovviamente di opere made by human.

Può inoltre capitare che una meravigliosa idea nata in un momento di “ispirazione” possa rivelarsi del tutto inefficace quando – forse giorni o mesi dopo – si decide di portarla sulla carta. Ci si accorge che concretizzarla in parole risulta difficile e non si riesce a capire il perchè.

La risposta è in questa citazione tratta da “Scrivere Zen e Satori creativo”:

A volte camminando per strada o correndo o sonnecchiando o in un qualsiasi altro momento vengono in mente delle cose e viene voglia di scriverle. Si inizia così a elaborare mentalmente un capitolo o un paragrafo prima di avere il foglio davanti. Poi, con il foglio davanti, ci accorgiamo di quanto sia difficile mettere sulla carta quell’idea sbocciata in precedenza. Nel frattempo le parole giuste sono sfumate e si tenta invano di riprodurle senza riuscirci; è evidente che sono tutta un’altra cosa: inefficaci. Ci siamo illusi di poterle conservare come le abbiamo pensate in un momento di grazia, ma non è così. Subito o niente, questa è la realtà. E non si tratta solo di memoria.

Con la carta davanti “è un altro momento”dice Natalie Goldberg -e mettersi a scrivere con il proposito di recuperare un’emozione, un fatto vissuto o semplicemente un’idea (e scrivere proprio di quella cosa) si rivela un’acrobazia impossibile. Essendo un altro momento, fluiscono in noi altre cose. Se nell’attimo di grazia non abbiamo in tasca un taccuino, non c’è altro da fare che metterci tranquilli senza tentare l’impossibile.

Questi sono alcuni dei problemi che lo scrittore zen non ha.

Egli può cominciare in qualsiasi momento a scrivere una nuova storia perchè l’inizio di cui non è assolutamente consapevole in anticipo gli si manifesterà davanti agli occhi non appena poggerà la penna sul foglio o inizierà a battere le prime parole sulla tastiera.

Ed ora vediamo un pò cosa viene fuori … questo è l’atteggiamento dello scrittore zen. E da cosa nasce cosa. Frase dopo frase. Paragrafo dopo paragrafo. Capitolo dopo capitolo.

L’abilità dello scrittore zen sta nell’assecondare le prime frasi lasciandole scorrere nella direzione che esse intendono prendere, senza forzarle. Non sarà lui a dirigere la narrazione, ma la creatività che si è sviluppata in lui dopo anni di esercizio.

Non appena arriveranno sulla scena il protagonista e gli altri personaggi, sarà fondamentale visualizzarli con l’occhio della mente e ascoltarli dal vivo mentre parlano, vivono, pensano. Saranno loro stessi a creare la storia nel “qui e ora” e lo scrittore zen si limiterà a trascriverla. Sembra magia, ma i personaggi hanno una loro autentica realtà che va rispettata.

Citazione da “Il mestiere dello scrittore” di John Gardner:

[…] è questa forse la cosa più fastidiosa della narrativa di cattiva qualità. Avvertiamo che i personaggi sono stati manipolati, costretti a fare cose che nella realtà non farebbero. Il cattivo scrittore può non avere l’intenzione di manipolare ma, semplicemente, non sa che cosa farebbero i suoi personaggi perché non li ha osservati abbastanza attentamente nella sua visione mentale […]

Scrivere un romanzo in modalità zen è sicuramente un metodo controcorrente rispetto a quanto viene insegnato nei corsi tradizionali di “creative writing”, che ha però il privilegio di generare storie inattese, originali, capaci di incuriosire lo scrittore stesso, e soprattutto ha il privilegio di generare storie sempre, in qualsiasi momento. Più la mente è vuota e rilassata, più la scrittura zen si fa efficace e il flusso creativo scorre senza impedimenti.

Ovviamente lo zen applicato a un romanzo richiede in via preliminare un allenamento costante e molta disciplina. Bisogna fare tantissimo esercizio, esercizio in sè; bisogna fare pratica e acquisire esperienza; bisogna riempire quaderni su quaderni prima di dire “oggi inizio un romanzo”.

Libri sulla scrittura zen:

Scrivere zen di Natalie Goldberg

Lo zen e l’arte di scrivere di Ray Bradbury

Scrivere zen e Satori creativo di Paola Farah Giorgi

Che la vostra vita di carta e penna possa essere illuminata!

Leggi anche SCRIVERE ZEN E SATORI CREATIVO

Foto di Victoria da Pixabay

Scrivere zen e Satori creativo

Scrivere zen e Satori creativo è il libro scritto a conclusione dei corsi di scrittura zen che ho tenuto a Genova nel periodo 2017-2023. Ho voluto condensare in questo manuale discorsivo gran parte delle mie lezioni, seppure in modo sintetico, anticipando un’apertura verso una diversa modalità di essere scrittrice: meno pubblica (zero presentazioni e nessuna partecipazione a eventi culturali) e più intima e solitaria. A livello di marketing: del tutto invisibile.

La sfida che ogni volta mi appaga è quella di spargere le mie pagine qua e là, come fossero mangime per pennuti o briciole per formichine, nella consapevolezza che in generale non desteranno alcun interesse né curiosità e, nello stesso tempo, con la certezza che almeno una persona al mondo ne avrà beneficio. Mi piace pensare così.

Più lo scrittore è invisibile, più il libro riesce a respirare e volare verso il suo lettore. Se il lettore sarà più di uno, ancora meglio. Che ognuno di loro possa ottenere felicità dalla lettura.

Alla ruota del pavone (che al pavone uccello sta comunque benissimo) preferisco la ruota del Dharma e la ruota della Preghiera.

Scrivere zen e Satori creativo è un manuale che ripercorre i cinque grandi temi ai quali ho dedicato le mie lezioni, con l’intento di costituire per gli aspiranti scrittori (e per tutti coloro che hanno una semplice propensione alla scrittura) un primo giro di cerchio sull’argomento vastissimo e ineffabile del processo creativo applicato alla narrativa.

Ecco le cinque parti in cui il manuale è suddiviso: Scrivere zen (la scrittura come pratica di meditazione), Scrivere non è un hamburger (nozioni tecniche di scrittura creativa), Grandi autori sulla scrittura (discorsi e saggi su letteratura, scrittura e creatività), Immaginazione e visione (osservare l’invisibile), Il Satori creativo (un diverso registro).

Lo diciamo subito: scrivere è molto più che scrivere. Può dare inizio a un percorso interiore di consapevolezza, può generare rilassamento e placare la mente, può condurre a una nuova visione della vita e del proprio essere quotidiano ma, affinché sia possibile, è fondamentale non pensare a nulla di tutto ciò e limitarsi a scrivere: scrivere e basta. Come nella meditazione, essere nel “qui e ora” è l’anima del metodo, la capocchia di spillo più preziosa che esista. Prendetelo per mano, lo spillo del “qui e ora”, e consideratelo sempre la vostra guida.

Che la vostra vita di carta e penna possa essere illuminata!

PAOLA FARAH GIORGI LIBRI

Paola Farah Giorgi libri

Le luci accese di Chiaronto (2024)

Un “cozy crime” surreale (ma non troppo) ambientato a Frassino, in Valle Varaita (Cuneo). La protagonista è un’anziana signorina, Gigliola Vermuller, dedita ad attività spirituali, anomalie dello spazio-tempo e curiose indagini in borgate abbandonate. Il suo metodo investigativo è illogico-casuale, dettato da una vivace immaginazione e libero di essere ciò che è: un appagante gioco di fantasia. Quando si accorge delle luci sempre accese in una casa di Chiaronto, capisce subito che non promettono nulla di buono ….

Scrivere zen e Satori creativo (2023)

Scrivere è molto più che scrivere. Può dare inizio a un percorso interiore di consapevolezza, può generare rilassamento e placare la mente, può condurre a una nuova visione della vita e del proprio essere quotidiano ma, affinchè sia possibile, è fondamentale non pensare a nulla di tutto ciò e limitarsi a scrivere: scrivere e basta. Come nella meditazione, essere nel “qui e ora” è l’anima del metodo, la capocchia di spillo più preziosa che esista. Prendetelo per mano, lo spillo del “qui e ora”, e consideratelo sempre la vostra guida.

Potete scoprire qualcosa di più sul manuale leggendo questo articolo: Scrivere Zen e Satori creativo

Zero Candido (2023)

Un romanzo sul senso della vita e il contatto con la natura; un romanzo in cui la beatitudine scorre insieme all’andamento delle cose. Tre donne si ritrovano a trascorrere insieme un indefinito lasso di tempo in un borgo arroccato e misterioso che scoprono abitato da “anime candide”.

ZERO CANDIDO BOOKTRAILER

Potete scoprire come è nato il romanzo leggendo l’articolo: Zero Candido: tutto iniziò in piazza Valoria

Provenza in doppio (2021)

Lili e Antoine vivono una storia di doppia solitudine. Lei, affascinata dagli angeli, si inventa un passatempo spirituale che può essere pericoloso; lui, giornalista freelance, si isola per scrivere articoli. Ma ciò che accade a Vauvenargues in prossimità del Castello di Picasso porta la storia su un diverso piano narrativo e temporale, a tratti visionario e metafisico, che conduce i due protagonisti verso nuove prospettive interiori e di vita.

Liliana Castagnola – un romanzo, tre donne (2019)

Liliana Castagnola, affascinante artista del varietà italiano del primo Novecento, si rivela attraverso l’immaginario, la sensibilità e le ricerche storiche di due donne che, pure in epoche diverse e lontane, si trovano casualmente a confrontarsi con affinità d’animo e con quanto Liliana ha sofferto e vissuto. Attraverso i complessi retroscena di un successo mai facile, si dipana la vivacità d’animo e culturale di un’epoca di bellezza e divertimento in cui la sua triste storia appare come inevitabile lato d’ombra.

LILIANA CASTAGNOLA BOOKTRAILER

Come funziona un bibliotecario (2020)

Alcuni pensano che un bibliotecario abbia un funzionamento a pile o a corrente elettrica; altri suppongono che riceva energia da pale eoliche o da pannelli solari. Invece no. Un bibliotecario ha un suo particolare e specifico meccanismo, tanto complesso quanto semplice. “Come funziona un bibliotecario” è un albo scherzoso che si presta alla lettura ad alta voce.

Le avventure di Villa Bietola (2018)

A Villa Bietola c’è posto per tutti. E’ facilmente raggiungibile seguendo le frecce gialle con su scritto in bella calligrafia: “Uova fresche di giornata e camere con vista”. Vista su cosa? Probabilmente su un pollaio. Ed è seguendo questa indicazione che Maria Carla (in seguito chiamata Laura), sessantenne tormentata per l’età ed esaurita quanto basta, raggiunge il cortile di una casa dalle persiane multicolore. Ad accoglierla è Roger, ossuto e dalla barba giallognola annodata, che mette subito in chiaro che “fra la mente dei semplici e la mente dei pazzi c’è la mente degli scrittori” e, subito dopo, Angelica Hope che, bucolica e svolazzante, provvede a rassicurarla: “Con noi starai bene. Qui viviamo di fantasia e, dove c’è fantasia, mia cara, è tutto un altro vivere.” Le sorprese, nel bene e nel male, non tarderanno però a rivelarsi.

Guimauve (2016)

Nella vita tutto può succedere, anche “per colpa” di morbidi dolcetti alla pasta di altea o “per colpa” di un quadro da obitorio o di un libricino con le scritte in oro. Ne sanno qualcosa i pazienti della clinica dermatologica di Sur le Dessus, accomunati da misteriose macchie rossastre sulla pelle, e ne sa qualcosa Leonard Grisar, il pensieroso medico che li ha in cura. “Guimauve” è un dipinto umano pennellato sulla scia di ritratti universali che ricalcano abitudini, pregi e difetti della vita di ogni giorno, anche quando rasentano il confine del surreale, del volutamente eccessivo, dei sentimenti portati all’estremo nell’estremo attimo in cui ci assalgono.

L’angelo di Cyprès Méchant (2014)

Il senso di colpa percuote la giovane Charlotte, china sulla tomba di un uomo dove s’innalza la statua di un angelo a lei somigliante. Uno scrittore solitario, Marcel, abituale frequentatore del cimitero di Cyprès Méchant nella cittadina francese di Lumière, si lascia suggestionare da questa visione e inizia a scrivere sulla ragazza e sull’uomo della tomba una storia totalmente immaginaria ambientata a Londra che dipana un’altra realtà possibile. Contemporaneamente, l’incontro con Rachele, una donna misteriosa e affascinante, condurrà lo scrittore a provare sentimenti ed emozioni mai osate e ad assaporare l’inaspettata quanto preziosa sensazione di non essere più solo.